domenica 1 settembre 2019

LA TURISTA VENEXIANA...









Il punto è che sono irredimibile.
Sarà colpa mia se ogni benedetta mattina mi risveglio con il mio volgarmente detto cazzo che mi scoppia di salute??

Ma c'è di peggio, inizio a sospettare che a sciogliermi dal sonno non sia la limpida luce mattutina, quanto le esose richieste del  cazzo.
Sarà stato sveglio tutta notte così oppure lo fa apposta?

Domande del cazzo.

Oggi mi sento poetico!!



Ieri sera, “por la tarde”, con le persiane accostate che rilasciano una luce flebile…  
Ma è una lunga storia quindi poche chiacchiere, parliamo di sta troia.

(sta finendo la vena poetica)

Fresca di doccia e tutta linda in quei Jeans
aderenti. 
Culo stupendo,tette esplosive e 
“pelo lungo rubio”
Cerca lunghe carezze e molti baci fragranti

Di certo non ho in mente questo.

Le sbatto in bocca il cazzo, come altro dire la cosa?
Lo affondo oltre ogni dire, fino in gola.
Ho il mio gusto a far ciò.
Lei continua a succhiare, in segno di apprezzamento.
Ma ho voglia di dare una bella lezione a questa presuntuosa.
Un po' di assaggio alla figa non lo si può negare, questione di galanteria, ma la decisione è presa.
Due colpi e via.
Troppo presuntuosa, troppo bella, troppo giovane.
Forse l'ho voluta scopare perché veniva dalla stessa città di Lei, l'accento era più o meno quello.
Non mi ricordo come si chiama ma che fosse decisamente bella faceva la differenza.
Ma forse è solo una scusa del cazzo.


Sta di fatto che l'indomattina, lei giustamente si lagna. Sono stato un barbaro, ah sì, be' non sempre sono così, anzi quasi mai, e me ne spiaccio assai. Si mostra offesa, rimprovera il cazzo in gola, i due colpetti e via. Ma sono un barbaro cortese, un pirata ed un signore.

Non è ancora partita, e siccome il pragmatismismo è tutto nella città lagunare, non resiste al mio nuovo invito. Se vieni ti do il resto. Viene, viene.

La faccio entrare e non le do il tempo. Niente letto. In piedi come animali, in cucina. Via i suoi jeans aderenti, gli slip, a terra. La faccio chinare e le lecco la figa rasata, ma non molto, perché lei è già pronta per la monta, cola nella mia bocca.

In un amen entro dentro fino in fondo, trovandola dolce, tenera, giovane e succosa. Non ha appoggi ed è difficile reggere a lungo quando inizio a sbatterla sempre più forte. Ogni colpo è di grazia. Come fosse l'ultimo, ma l'ultimo non è. Anzi se posso aumento, fanculo il male al ginocchio.
La sollevo letteralmente con il cazzo e la metto a novanta sulla barra americana della cucina.

Ancor di più geme e gode, con la schiena inarcata, quando le stringo il collo, la tengo per i capelli. Godono le donne a vedersi troie.

Ogni mio colpo la sfianca, l'induce a cedere, così è lei a segnare il passo, il culo aperto, la figa gonfia, aperta, colante.

Il mio cazzo ribelle se ne sazia ancora, s'imbeve lucido dei suoi umori. Fotte e sbatte. Senza alcuna pietà: lei, non mi ricordo come si chiama, non chiede pausa. 

Le guardo il culo bianco, inizio a fargli cambiare colore con sculacciate di complemento. Il giusto accompagnamento alla monta. 

L'obiettivo lo indica il mio dito, che infilo in quella bocca fiore carnivoro. Succhia avida. Troia, penso, ma non lo dico, non ho tutta questa confidenza. Tanto già lo sa.

Trovo il cuore del culo tenero e morbido, ormai cedevole come lo è ora lei.

Esco colante dalla figa, perfettamente lubrico, e lo punto. Lo punto e spingo. Gradatamente la inchiodo alla sua croce, tenendola per i capelli. E' stretto e pare non finire mai. Finisce quando le palle sbattono sulla pelle liscia del culo sfondato.

Ha la pelle d'oca, ansima e geme: so di trovare i capezzoli eretti e li cerco con le mani per una conferma certa. Il mio ritmo aumenta, un'orchestra di diavoletti libidosi e perversi fa festa dentro di me. Sbatto quel culo di non so più come si chiama allo spasimo, come fosse figa, senza differenze. Le sculacciate l'hanno fatto roseo come un bel tramonto.

Con una mano le cerco la sorgente che copiosa le inumidisce l'interno delle cosce. Non resisto e le infilo dentro due dita che la piegano in due. Bastano due affondi per sconvolgerla, mentre sempre più forte sbatto in culo il mio cazzo. Impalata, con la pelle d'oca, sommamente gode, venendo con fremiti convulsi che hanno per epicentro il mio cazzo.

Le mordo il collo, vorrei anche dirle troia, ma non mi azzardo. Non bisogna elargire troppe medaglie al valore. Che altro serve se non riservarle i colpi migliori, quelli che mi portano all'estasi ribalda in quell'antro oscuro. Ogni fiotto è morte e redenzione, pena e lama, esultanza del cazzo, ma pure dell'anima.

La monto così, sbattendole il culo con sempre maggior veemenza. Lei, la puttana, frenetica si masturba la figa, ormai fradicia, senza misteri.

Sprizzerei entusiasmo a sbatterle il culo fino a eiaculare in quel recesso.
Ma Lei all'improvviso cede, chiede la grazia.
Per la sua figa che cola umori, allo stremo, chiede soccorso al cazzo.
Be', vedi un po'... La signorina perfettina.. non la si può certo scontentare.

Viene impalandosi sopra di me sul divano, ansimante esplode il suo piacere.
Geme e urla.
Io continuo a sbatterla da sotto con secchi colpi incessanti.

Turgido ne esco come un coniglio dal cilindro.
L'impulso è forte, duro da trattenere.
Resta libero ben poco il mio cazzo, neppure un istante e la sua bocca lo accoglie ospitale.
Con quel gesto gentile si offre.
A più non posso erutta il cazzo in quel delirio estremo.
Lei se lo tiene di bocca.
Rivoli colano dagli angoli della bocca mentre minuziosamente ripulisce ogni goccia come fosse oro.
Due ore dopo l'ho salutata e le ho augurato buon viaggio.
Non ricordo il suo nome né se le ho detto arrivederci, ma credo di no. 


Non l'ho più rivista.

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